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martedì 30 dicembre 2008

Ancora sbarchi a Lampedusa

il 2008 si chiude con lo sbarco di centinaia di disperati sulle coste di Lampedusa, mentre c'è chi urla "li rispediremo a casa direttamente da Lampedusa" -

Se il sig. Minstro si facesse un viaggetto senza scorta e senza ufficialità nella vera Africa, fuori dai resort esclusivi di certi benpensanti, forse capirebbe la disperazione di chi rischia la vita per il miraggio di una esistenza migliore.

E' sempre emergenza al centro di prima accoglienza di Lampedusa: 1560 gli immigrati ancora ospitati nella struttura, tra questi – secondo Save the Children – 196 minori. Mentre il barcone con circa 150 immigrati a bordo, segnalato ieri a 80 miglia a sud dell'isola si trova al momento in acque di competenza maltese. Intanto secondo il ministro della Difesa La Russa la linea dura chiesta dalla lega contro la Libia, accusata di non rispettare gli accordi sul controllo delle coste, "non serve a niente: verso Tripoli occorre pazienza". Ma le mete dei viaggi della speranza non sono solo italiane, riguardano l'intera area mediterranea. Lo conferma al microfono di Paolo Ondarza, Gabriele Del Grande, direttore dell'Osservatorio sulle vittime dell'immigrazione Fortress Europe:

R. – La frontiera mediterranea interessa principalmente Italia, Grecia e Spagna, quindi Canarie, Lampedusa, isole del Mar Egeo. Ricordiamo che la metà delle persone che sbarcano a Lampedusa sono pesrone in fuga dalla guerra civile in Somalia o dalla dittatura eritrea, o dall'Etiopia o dal Darfur. La vera emergenza sicuramente è il soccorso in mare, la vita che queste persone rischiano in mare. A questo proposito bisogna riconoscere il lavoro di salvataggio svolto dalla nostra guardia nel canale di Sicilia.


D. – Parlavamo di emergenza in relazione alle condizioni in cui si trovano a viaggiare i numerosi immigrati che quotidianamente sbarcano; ecco, troppi di loro non ce la fanno…


R. – Noi siamo andati a contare il numero delle vittime documentate sulla stampa internazionale; quindi si tratta di una cifra assolutamente approssimata per difetto. Ebbene, dall' '88 ad oggi, ormai 13 mila persone hanno perso la vita lungo le frontiere europee; dico almeno, perché potrebbero anche essere 10 volte di più. Non abbiamo nessuna notizia di quanti naufragi fantasma sono avvenuti nel mezzo del Mediterraneo: spesso sono avvenuti senza che nessuno lo sapesse; spesso succede che i pescatori ritrovano corpi in mare: questo mare – che storicamente è un mare di pace – è diventato di fatto un grande cimitero.


D. – Ma l'Europa perché non è pronta ad accogliere?


R. – Ma in realtà la politica europea è molto contraddittoria: con una mano si chiudono le frontiere, con l'altra invece si chiede l'ingresso di migliaia e migliaia di lavoratori stranieri. L'immigrazione non è un'emergenza: l'immigrazione è un bisogno demografico, economico dell'Europa. Le politiche che però si attuano, creano poi fenomeni di clandestinità; pensate che in Europa – stima la Commissione Europea – vivono attualmente tra i 6 e gli 11 milioni di migranti senza documenti. La legge sull'immigrazione è fondamentalmente irrazionale, illogica, distante dalla realtà, perché è evidente a tutti che nessuna persona dotata di buon senso assumerebbe mai uno straniero dall'altro lato del mondo senza averlo prima mai visto né conosciuto, eppure la legge prevede che avvenga così.


D. – Quindi in che senso andrebbe rivisto, riscritto l'approccio nei confronti dell'immigrato?


R. – Bisognerebbe evidentemente investire di più sul Mar Mediterraneo, creare le condizioni perché le persone possano rimanere anche a casa loro, e allo stesso tempo fare in modo di creare maggiore mobilità, far venire le persone non con il requisito del contratto di lavoro ma con dei visti per ricerca di lavoro, creare anche delle situazioni perché la domanda e l'offerta di lavoro si incontrino. Questo fondamentalmente dovrebbe essere l'obiettivo delle politiche europee, che in realtà in questo momento cercano di armare le polizie degli Stati della riva sud del Mediterraneo per combattere questo fenomeno: guardiamo quello che succede con la Libia, i vari governi di destra e di sinistra italiani hanno chiesto alla Libia di bloccare le partenze verso Lampedusa, verso la Sicilia. La Libia qualcosa sta facendo, ma nessuno parla dei 50 mila migranti arrestati, detenuti in condizioni veramente disumane, ogni anno, nelle carceri libiche, a volte abbandonati in pieno deserto, lungo la frontiera; sono storie veramente allucinanti che avvengono a poche miglia da casa nostra, con finanziamenti italiani, con finanziamenti europei.


martedì 9 dicembre 2008

Videoauguri

La Fao: il mondo ha sempre più fame i senza cibo sono 963 milioni

Secondo l'ultimo rapporto, gli affamati sono quaranta milioni in più dell'anno scorso

ROMA - Cresce nel mondo il numero di quelli che hanno fame. I senza cibo del Pianeta, stando ai dati Fao, sono 963 milioni, 40 in più dell'anno scorso e 115 milioni in più rispetto al biennio 2003-2005. E l'attuale crisi finanziaria potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. A lanciare l'allarme è l'ultimo rapporto sullo «Stato dell'insicurezza alimentare nel mondo (Sofi)» , che riporta i dati del 2007, aggiornati dall'agenzia Onu agli ultimi mesi di quest'anno e riportati nella conferenza stampa di lancio del documento, a testimoniare come la piaga della fame proceda inarrestabile e a ritmi sostenuti.

LE CAUSE - Alla base del «drammatico quanto rapido» aumento del numero di affamati cronici nei Paesi del sud del mondo c'è l'impennata dei prezzi delle materie prime agricole, che ha fatto precipitare nell'insicurezza alimentare milioni di poveri e ridotto drasticamente la quantità e qualità del cibo a loro disposizione. «I prezzi dei principali cereali - si legge nel rapporto - sono calati di oltre il 50%o rispetto al picco raggiunto agli inizi del 2008 ma rimangono più alti del 20% rispetto all'ottobre 2006». «Bambini, donne in gravidanza e in allattamento sono molto a rischio - ha detto il direttore generale della Fao, Jaques Diouf - i disordini civili che si sono già verificati nei Paesi in via di sviluppo sono il segnale della disperazione causata dall'aumento dei prezzi alimentari. Gli effetti della crisi saranno più devastanti tra i poveri delle aree urbane e le donne-capo famiglia». La peggiore situazione si registra nell'Africa sub-sahariana, dove una persona su tre, vale a dire circa 236 milioni, soffre cronicamente la fame.

GLI SCENARI - Secondo gli esperti Fao, comunque, l'alto prezzo delle derrate può diventare un'opportunità di sviluppo ed essere la chiave di volta per uscire dall'impasse e scongiurare l'ulteriore crescita di povertà prevista dagli economisti. Nel lungo periodo, infatti, l'aumento del costo del cibo può rappresentare un'occasione di sviluppo per i milioni di piccoli agricoltori poveri, può favorire l'espansione dei mercati regionali, creare nuovi posti di lavoro e rilanciare in modo sostenibile l'agricoltura del sud. Da qui, la duplice strategia, coerente e coordinata, su cui governi, Paesi donatori, Nazioni Unite, ong, società civile e settore privato devono «immediatamente» convogliare gli sforzi: da una parte rafforzare il settore agricolo e aiutare i piccoli produttori ad aumentare la produttività fornendo sementi, fertilizzanti e mangimi per animali, oltre a macchine agricole, infrastrutture e servizi essenziali. Dall'altra, avviare programmi di sicurezza e protezione sociale per le categorie più vulnerabili, così da garantire ai più poveri l'accesso al cibo. Solo così la battaglia per raggiungere entro il 2015 gli Obiettivi del Millennio non sarà stata vana.

venerdì 5 dicembre 2008

Programma alimentare per il centro dell’infanzia del villaggio di HEBO - ERITREA


Grazie alla disponibilità del
COMANDO PROVINCIALE DEI VIGILI DEL FUOCO di Firenze,
entra nella fase operativa il progetto del
PROGRAMMA ALIMENTARE DEL CENTRO DELL'INFANZIA DI HEBO


Il rapporto sull'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari diramato dalla FAO in occasione del vertice di Roma del giugno 2008, mette in chiara luce quanto ormai purtroppo era già un evidenza: gran parte della popolazione del mondo è a rischio di sopravvivenza a causa della impossibilità di accedere all'acquisto dei generi alimentari di primaria necessità.
In cima alla triste classifica dei paesi a rischio, il rapporto cita l'Eritrea che con il 100% dei prodotti petroliferi importati, l'88% di grano e granaglie importate, registra un altissimo livello di popolazione sottonutrita pari al 75%.
Questo quadro, arrivato alla attenzione pubblica grazie al vertice di Roma, era già evidente sul terreno ormai negli ultimi tre anni.
In Eritrea diventava sempre più difficile trovare le materie prime anche per chi poteva permettersele pagandole. Nell'ultimo anno poi è diventato impossibile riuscire ad accedere al grano e dunque al pane. Una situazione che ha messo e sta mettendo a grave rischio la sopravvivenza di molte persone, soprattutto bambini.
In questo contesto i missionari hanno avviato dove possibile, centri per l'infanzia parrocchiali dove i piccoli del villaggio, appartenenti a tutte le religioni, possono trovare almeno un pasto quotidiano, per molti di loro, la quasi totalità, è l'unico pasto quotidiano che in queste disperate condizioni riescono ad avere. Pasto sostanzialmente a base di DMK, un prodotto multivitaminico, e quando è impossibile trovarlo, a base di pasta, riso o lenticchie.
"Ciò che facciamo", ha detto Madre Teresa di Calcutta, "non è che una goccia nell'oceano, ma se questa goccia non ci fosse all'oceano mancherebbe".

HEBO è un piccolo villaggio a sud di Asmara, composto da circa 360 famiglie per un totale di circa 3000 persone.
La scuola gestita dai missionari vincenziani in collaborazione con le suore Figlie della Carità, è a servizio anche dei villaggi vicini di Addì-Conzì, Addì-Finnì, Mai-Hela ed Akrur.
Nel compound della scuola vi è già un piccolo asilo ospitato all'interno dei locali della vecchia chiesa.

Il progetto prevede un missione operativa a metà gennaio 2009 per la costruzione di una piccola cucina a legna all'interno dell'asilo per poter così avviare anche in questo villaggio un programma di sostegno alimentare per i circa 120 bambini appartenenti a tutte le confessioni religiose.
Alla missione parteciperanno cinque vigili del fuoco di Firenze

Il programma alimentare sarà finanziato, grazie all'impegno dei Vigili del Fuoco di Firenze, per due anni.

Con appena 4 centesimi di euro al giorno si può assicurare il pasto quotidiano ad un bambino e così garantirne la sopravvivenza.

Il pasto sarà distribuito quotidianamente a circa 120/140 bambini ai quali con soli (per noi) 1500 euro si potrà garantire la sopravvivenza per un anno.

Se puoi, partecipa anche TU!!


per informazioni: associazione.chebi@gmail.com



Corno d'Africa verso la carestia


POZNAN, Polonia, 4 dic Reuters - La crisi della fame nel Corno D'africa sta peggiorando e potrebbe trasformarsi in carestia se il prossimo raccolto non riesce.
Lo ha dischiarato il capo della  Federazione della Croce rossa internazionale e Mezzaluna Rossa.

Gli aiuti alimentari ONU non stanno raggiungendo abbastanza i luoghi colpiti dalla siccità e la Croce Rossa ha deciso di rafforzare la risposta nella regione con urgenza, IFRC Segretario generale Bekele Geleta.

" La situazione sta peggiorando... se il prossimo raccolto va male, che sicuramente arriverà la carestia," ha detto Geleta.

La produzione alimentare nel il Corno D'africa ha subito una forte riduzione a causa delle piogge povere mentre i prezzi alimentare sul mercato globale sono aumentati.
In Somalia, combattimenti tra il governo e islamici ha lasciato milioni affamati. La situazione non è migliore in Eritrea ed in Etiopia.

In settembre, le Nazioni Unite hanno stimato che circa 17 milioni di persone nel Corno d'Africa hanno urgente bisogno di cibo e di altri aiuti attraverso.

Per contributi

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